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Gomma forata in una buca stradale: ti metti a piangere I La decisione dei giudici contro gli automobilisti

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A chi non è mai capitato di incappare in una buca stradale e “bucare” una gomma. In questi casi di chi è la colpa? Il tribunale di Roma non ha dubbi

Le buche stradali sono l’incubo di ogni automobilista che si rispetti. Guidare con prudenza, rispettando sempre i limiti di velocità, è la soluzione ideale per evitare problemi con la legge e viaggiare in sicurezza (per te e per gli altri). Ma quando il manto stradale si trasforma in un campo di battaglia l’incidente è sempre in agguato.

La profondità di una buca o l’irregolarità tagliente del bordo della stessa può danneggiare notevolmente la gomma dell’auto, il cerchio della ruota arrivando a volte alle sospensioni.

Le cause del proliferare delle buche sono la mancata manutenzione degli enti preposti e le abbondanti precipitazioni, soprattutto nei mesi invernali che rendono sempre più spesso le nostre strade un vero e proprio colabrodo.

Purtroppo, anche il percorso che compi ogni giorno con la tua famiglia può rivelarsi insidioso: basta una nuova buca, non segnalata e poco visibile per compromettere il tuo benessere e l’integrità del tuo veicolo.

Buche stradali e “presunzione di conoscenza”

L‘art. 14 del Codice della Strada disciplina i poteri ed i compiti degli enti proprietari delle strade e stabilisce che “è compito degli Enti proprietari delle strade farsi carico della manutenzione e gestione, al fine di garantire la sicurezza e la fluidità della circolazione” ed è proprio agli Enti Locali che dev’essere inoltrata la richiesta di risarcimento del danno subito. Ma non in tutti i casi.

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Non sempre è semplice ottenere il risarcimento, per questo è buona regola affidarsi ad un avvocato per la redazione della lettera di risarcimento danni da buca stradale e dare mandato al legale per seguire tutta la pratica relativa al sinistro da insidia stradale dalla fase stragiudiziale a quella eventualmente giudiziale.

Li le cose possono complicarsi. L’ultima sentenza del Tribunale di Roma datata 27 settembre, estende il principio della “presunzione di conoscenza” al posto di lavoro. La storia parla di un dipendente di un ufficio di via dei Gracchi, in zona Prati, scivolato su una rampa per portatori di handicap che dalla carreggiata porta su un marciapiede. I giudici sono impietosi: “Il sinistro si è verificato in ore diurne e in condizioni di visibilità. Né va sottaciuto che la persona che ha fatto causa, lavorava in zona e conosceva i luoghi teatro del sinistro e, più che verosimilmente, le condizioni del marciapiede“.