La terra trema ancora in Islanda, dove una nuova e violenta eruzione vulcanica ha costretto le autorità a evacuare nuovamente la città di Grindavík e la celebre Blue Lagoon.
La penisola di Reykjanes è di nuovo al centro dell’attenzione mondiale. Una nuova fessura eruttiva si è aperta mercoledì pomeriggio, scagliando fontane di lava a decine di metri di altezza. Questo evento rappresenta l’ottava eruzione nella regione dal 2021 e la quinta solo quest’anno, confermando le previsioni degli scienziati su un lungo periodo di instabilità geologica.
L’eruzione è avvenuta a nord-est di Sýlingarfell, una località strategica per la presenza di infrastrutture critiche come la centrale geotermica di Svartsengi. Le autorità, allertate da un’intensa attività sismica, avevano già predisposto l’evacuazione preventiva, dimostrando l’efficacia del sistema di monitoraggio islandese ma anche la gravità della minaccia.
La fessura, lunga inizialmente circa un chilometro, si è rapidamente estesa fino a superare i 3,5 chilometri, con un flusso di lava stimato tra i 1.500 e i 2.000 metri cubi al secondo. Le immagini aeree mostrano un impressionante fiume di roccia fusa che avanza inesorabilmente, mettendo a rischio le barriere difensive costruite a protezione di Grindavík e delle infrastrutture vitali. La la situazione è considerata estremamente seria.
La famosa Blue Lagoon, una delle attrazioni turistiche ppiù importanti del paese, è stata chiusa e completamente evacuata, così come la piccola comunità di Grindavík, i cui abitanti vivono da mesi in uno stato di costante incertezza. Le strade principali che conducono alla città sono state chiuse per garantire la sicurezza e permettere le operazioni di emergenza.
Secondo l’Ufficio Meteorologico Islandese (IMO), questo evento si inserisce in un ciclo vulcanico che potrebbe durare anni, se non decenni. Il magma continua ad accumularsi nel sottosuolo, creando una pressione che inevitabilmente cerca una via di sfogo. Gli esperti non escludono la possibilità di nuove eruzioni, anche in aree diverse da quelle colpite finora, rendendo il futuro della penisola di Reykjanes altamente imprevedibile.
Per i quasi 4.000 residenti di Grindavík, il futuro è appeso a un filo. Molti hanno già abbandonato le loro case in modo permanente, mentre altri sperano ancora di poter tornare. L’impatto economico e psicologico sulla comunità è devastante, e il governo islandese sta studiando soluzioni a lungo termine per affrontare una crisi senza precedenti nella storia recente del paese.
Questa serie di eventi sta ridisegnando non solo la geografia della regione, ma anche il modo in cui l’Islanda convive con le potenti forze della natura. La resilienza e la preparazione del popolo islandese sono messe a dura prova di fronte a uno scenario in continua e rapida evoluzione.
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